Trenque Lauquen

Il Film

Argentina. Laura, un'esperta botanica ormai vicina ad ottenere una cattedra importante, scompare nella campagna. La cercano il suo fidanzato ufficiale Rafael ed Ezequiel, che è stato in più occasioni il suo autista accompagnatore. La donna sembra non voler essere ritrovata. Alla sua storia si intreccia quella di una relazione amorosa del passato emersa da una sua ricerca basata su un imponente epistolario erotico.

La mia visione

Ho visto questo lunghissimo film (4 ore e mezzo divise in due parti) ieri, domenica pomeriggio.

Non conoscevo la regista argentina Laura Citarella anche se avevo sentito parlare, qualche anno fa, del progetto El Pampero Cine di cui fa parte insieme a Mariano Llinás, Alejo Moguillansky, Agustín Mendilaharzu.

Girano film indipendenti che non tengono in alcun conto le logiche commerciali, di distribuzione, neppure si pongono problemi circa l’opportunità di far durare un film più di quattro ore. Non godono del supporto economico del governo locale, a parte rarissime occasioni, e non collaborano con l’INCAA, l’istituto nazionale di cinema argentino che supporta la maggior parte delle produzioni.

Io li avevo sentiti nominare ai tempi di La Flor di Mariano Llinás (premio per il miglior lungometraggio nel concorso internazionale BAFICI 2018), il film dura 14 ore.

Trenque Lauquen è un film che riesce, fin da subito a creare uno strano tipo di suspense. Laura, la protagonista, è scomparsa, non se ne conoscono i motivi, si pensa ad una disgrazia ma allo stesso tempo, osservando i due uomini che si sono messi alla sua ricerca, sorge il sospetto che ci possa essere stato un atto premeditato, volontario. I due la amano ma già solo a guardarli con le loro ansie, la caparbietà del loro peregrinare nella Pampa, tolgono il fiato. Mettere in discussione la propria quotidianità è un gesto di grande coraggio, riflettere su ciò che siamo per noi e per gli altri può portare alla fuga: una nessuna e centomila Laura.

La scomparsa di Laura si rivela in realtà l’epicentro di molteplici “finzioni”, tutto è chiaramente ammantato da segreti e la natura di questa immensa pianura diventa una sorta di grande vortice in cui tutto scompare. I paesaggi di pianura possono essere magnifici a loro modo ma anche molto inquietanti. Guardando Trenque Lauquen non ho potuto fare a meno di pensare al grande vecchio della letteratura Australiana Gerald Murnane e al suo libro più famoso: Le pianure.

Laura Citarella ha giocato egregiamente con le potenzialità della “geografia emotiva” che punta su elementi fisici, biologici, elementi legati alla tradizione, alla cultura, alla organizzazione sociale, il viaggio qui è emblema dell’ignoto ma allo stesso tempo è libertà.

I personaggi sono avidi di conoscenza, manifestano una grande curiosità, tutto va analizzato e compreso. Il tempo è dilatato, sembra che a nessuno importi di sprecarlo, non c’è fretta alcuna, l’ho letto come un messaggio della registra e sceneggiatrice al suo pubblico: il cinema è arte, è contemplazione.

L’assenza è un efficace strumento per costruire altre storie parallele, per moltiplicare le emozioni e crearne di diverse.

La “laguna rotonda” completa il tutto con la sua idea di circolarità labirintica.

Un film emotivo, non facilissimo, bisogna sedersi comodi e lasciarlo scorrere senza distrazioni. Il surreale si amalgama con il reale, ciò che è singolare diventa plurale, il privato diventa collettivo.

La prima parte è una lunga serie di “tracce” e trame che si intersecano tra loro, è la parte più impegnativa e complessa, la seconda si snoda invece attraverso una narrazione che diventa più “classica”, prende le caratteristiche di un noir e quindi più fluida e organica.

Io penso guarderò altri lavori di Laura Citarella e di El Pampero Cine

Titolo originale: Trenque Lauquen
Regia: Laura Citarella
Interpreti: Laura Paredes, Ezequiel Pierri, Rafael Spregelburd, Cecilia Rainero, Juliana Muras, Elisa Carricajo, Verónica Llinás
Distribuzione: Exit Media
Durata: 128′ (parte I) – 132′ (parte II)

 

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